28 Ottobre 2018

Immigrazione. Il fattore sfiducia degli italiani

Ricerca promossa dalla rivista "Il Regno" e Caritas Italiana

A fronte della vitalità, oltre che della necessità, che spinge donne, uomini, intere famiglie a lasciare il proprio Paese, c’è un crescente sentimento degli italiani di paura e di sfiducia. È quanto emerge, in sintesi, da una ricerca promossa dalla rivista “Il Regno” e da Caritas Italiana, e curata dai professori Paolo Segatti e Federico Vegetti dell’Università Statale di Milano, che sarà pubblicata nel numero di ottobre della rivista diretta da Gianfranco Brunelli e allegata al mensile “Italia Caritas”.

«Abbiamo scelto di condividere con la rivista “Il Regno” un’indagine sul tema dell’atteggiamento degli italiani sul fenomeno migratorio – spiega don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana –, per fornire uno strumento di comprensione delle tendenze in atto e avviare una riflessione a livello nazionale e locale che superi la mera dimensione della contrapposizione». «Forse c’è stato un deficit di comprensione di quanto nel Paese stava avvenendo – afferma ancora don Soddu –. Le ferite aperte da una crisi economica tardivamente affrontata, con i suoi esiti di impoverimento e di incertezza, hanno probabilmente accelerato processi di ripiegamento, di evaporazione delle reti sociali, di isolamento individuale e di enfatizzazione del sentimento della paura dell’altro».

Dall’indagine emerge come l’immigrazione per moltissimi italiani rappresenta oggi un problema più che un’opportunità. Non siamo i soli in Europa a pensarla in questo modo, ovviamente, ma nel 2017 in Italia questa opinione era molto più diffusa che in altri Paesi europei, nonostante il numero di immigrati residenti legali dai Paesi extra-UE e il numero di irregolari non fosse maggiore.

La diffusione dell’opinione che l’immigrazione sia un problema più che un’opportunità non appare correlata né con lo stato dell’economia, né con l’accuratezza della conoscenza del fenomeno da parte dell’opinione pubblica. Appare invece associata in modo significativo con la percezione di quanto estesa sia nel proprio Paese la corruzione. Un giudizio, questo, che poco ha a che vedere con il tasso di corruzione vero, ma che ha invece molto a che vedere con la fiducia verso il proprio Paese. Vi è qui per gli italiani un giudizio circa la fragilità delle nostre istituzioni e la sfiducia che il fenomeno migratorio possa essere governato.

«Quando l’effetto complessivo della globalizzazione fa saltare i meccanismi di riconoscimento comunitario – spiega Gianfranco Brunelli, direttore de “Il Regno” – allora l’effetto di sfiducia diventa sfiducia nelle istituzioni. Lo Stato italiano ha un problema storico sulla solidità delle proprie istituzioni. In particolare la sfiducia nelle istituzioni, che caratterizza da sempre gli italiani, fa percepire, pure considerando analoghe difficoltà di altre nazioni europee, il fenomeno migratorio come minaccia per noi ingovernabile. Lo studio che qui presentiamo mette in luce che l’alternativa è tra nuovi modelli di integrazione da un lato e rifiuto, chiusura totale dall’altro. Nel primo caso l’immigrazione è trasformabile in risorsa, nel secondo rimane un problema. La scelta riguarda l’idea di futuro che il nostro Paese immagina per sé e, attraverso di sé, per l’Europa».

Aggiornato il 29 Marzo 2023