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Diario da Haiti - 9 gennaio 2013   versione testuale

Continua ad Haiti, a tre anni dal sisma, la visita di una delegazione ufficiale di Caritas Italiana, guidata dal Direttore don Francesco Soddu. Nel racconto di Maria Chiara Cugusi (Caritas diocesana di Cagliari) e nel servizio video di Maurizio Di Schino (TV2000) la cronaca del terzo giorno di incontri a Titanyen, insieme alla Fondazione Montesinos.
 

L’accoglienza e la scolarizzazione dei bambini di strada è l’obiettivo del progetto portato avanti dalla Fondazione Montesinos insieme alla Caritas Italiana. L’idea è nata dal Padre domenicano Charles Junior Moise, tornato ad Haiti nel 2008 dopo aver vissuto per anni nella Repubblica Dominicana e in Francia. Colpito dalla precarietà in cui sono costretti a vivere i piccoli orfani haitiani, prende contatto con alcune congregazioni religiose tra cui i Gesuiti  e i Petits Frères de Sainte Therese per cercare di promuovere qualche intervento di accoglienza e formazione. Questi ultimi gli propongono un terreno in una località rurale del Dipartimento dell’Ovest (Saut d’Eau), Padre Charles ne parla con il Vescovo, Mons. Joseph Serge Miot (morto durante il sisma del 2010), che però sceglie per lui una diversa destinazione: Titanyen, 14 mila abitanti, in cui la povertà estrema si intreccia alla violenza delle bande armate.
 
Dal 2008, il padre domenicano riesce a organizzare alcuni campi estivi per minori, il primo insieme ai Petits Frères de Sainte Therese, il secondo in collaborazione con un’altra parrocchia, il terzo - nell’estate del 2010 - organizzato presso la Missione dei Padri Scalabriniani, che accoglie 500 bambini. È qui che avviene l’incontro con gli operatori Caritas, che da subito sostengono l’impegno del sacerdote: così  prende forma il progetto del Foyer di accoglienza per bambini di strada a Titanyen. Destinatari, 85 orfani (dai 2 ai 18 anni), tra cui alcuni ragazzi impegnati nelle misure alternative alla detenzione, in collaborazione con il Ministero degli Affari sociali di Port-au-Prince. Alcuni di loro sono rimasti orfani dopo il terremoto; per la maggior parte arrivano dalla capitale.
 
«Un progetto di speranza e di presa di consapevolezza - spiega padre Charles -, per esortare i bambini a riprendere in mano la propria vita». I finanziamenti della Caritas Italiana sono destinati alla scuola primaria (quattro blocchi complessivi per 350 studenti) che sarà completata nei prossimi mesi, al centro polivalente (già concluso), a progetti di agricoltura e allevamento.  Da qualche mese, i bambini si sono trasferiti nei dormitori, finanziati dall’associazione statunitense Food
for the poor. Almeno due volte a settimana padre Charles si incontra con gli operatori Caritas per portare avanti i percorsi di accompagnamento.
 
Una delle peculiarità del progetto è «cercare di mantenere un rapporto con le famiglie di origine - spiega il sacerdote -, attraverso il coinvolgimento nell’animazione». Inoltre il Foyer cerca di contribuire allo sviluppo delle famiglie più povere delle zone rurali, a cui appartengono molti ragazzi della struttura, attraverso il coinvolgimento in progetti agricoli. Il Foyer offre terra, sementi e attrezzature, le famiglie contribuiscono con il lavoro, una parte del raccolto viene usata per sostenere la struttura, il resto rimane alle famiglie stesse che possono in questo modo migliorare le proprie condizioni di vita. Il sostegno alle zone rurali più povere è uno degli obiettivi perseguiti da padre Charles: tra i progetti agricoli anche quello portato avanti nel comune di Orianie, da cui provengono molti ragazzi accolti al Foyer, per i quali si prepara, quindi, una prospettiva di ritorno alle zone di origine. 
 
La formazione rientra in una più ampia ottica ecologica, attraverso la sensibilizzazione verso attività di rimboschimento, raccolta, differenziazione e riciclo dei rifiuti, e altre pratiche sostenibili. È lo stesso padre domenicano a parlare di un’ ‘ecologia umana': «La maggior parte dei bambini di strada crescono tra i rifiuti - sottolinea - : nascere in un quartiere pulito dà la possibilità di diventare una persona migliore, perché ci si abitua a rispettare ciò che ci circonda e di conseguenza il prossimo». Insieme al movimento Sem Terra (Contadini brasiliani senza terra), vengono portati avanti progetti per la conservazione del suolo e il rimboschimento. Inoltre, c’è una scuola tecnica destinata a una quarantina di ragazzi per l’avviamento professionale, dalla falegnameria alla cucina.