Home Page » Attivita' » Progetti » America Latina e Caraibi » Haiti » Emergenza terremoto Haiti » Diario da Haiti - 12 gennaio 2013  
Diario da Haiti - 12 gennaio 2013    versione testuale

Nella sua visita ad Haiti, la delegazione ufficiale di Caritas Italiana, come racconta Maria Chiara Cugusi (Caritas diocesana di Cagliari), celebra con la comunità una messa a tre anni dal terribile sisma che ha colpito il paese caraibico.

Una celebrazione nella Cattedrale di Port-au-Prince non solo per ricordare la distruzione ma per incoraggiare la rinascita. Nel giorno del terzo anniversario dal terremoto che ha causato la morte di oltre 230mila persone, il Vescovo ausiliare di Port-au-Prince Monsignor Eric Glandas incita il popolo haitiano a unirsi, a prendere in mano il proprio futuro per dimostrare di essere in grado di cambiare la propria storia. Centinaia i fedeli sotto il tendone allestito accanto alla Cattedrale. Concelebranti, oltre a padre Serge B. Chadic, direttore della Caritas Haiti, e al padre Guy Chrispin,  parroco della Parrocchia della Cattedrale di Port-au -Prince, anche don Francesco Soddu, Direttore di Caritas Italiana, e don Roberto Sciolla, Delegato regionale delle Caritas della Sardegna.

Durante l’omelia, il ringraziamento alle organizzazioni internazionali per ciò che è stato fatto finora per il Paese, e l’invito ad accompagnare la ripresa del popolo haitiano, fornendo competenze e mettendolo nelle condizioni di costruire da protagonista il proprio avvenire.

Di fronte a molte organizzazioni incapaci di aiutare Haiti ad uscire da una situazione ancora precaria, l’Arcivescovo ausiliare ha sottolineato il ruolo delle organizzazioni caritative cattoliche al servizio dell’amore e della carità. Ha ricordato l’impegno di tutte le Caritas sorelle tra cui Caritas Italiana, in particolare per gli interventi di economia solidale a beneficio delle comunità rurali.

Il Vangelo delle Beatitudini, letto durante la messa, è un messaggio attuale per il popolo di Haiti «perseguitato ma fortunato perché la vita continua e possiamo costruire il nostro mondo. Siamo qui tre anni dopo il terremoto - ha continuato Mons. Glandas -  per mostrare che vogliamo vivere e siamo capaci di cambiare la nostra storia.  Ci sono tante persone costrette ancora in situazioni precarie, ma il Vangelo ci invita alla gioia e alla speranza». Infine, l’appello in quanto credenti all’unità per rispondere alla sofferenza e alla miseria che attraversano il paese.