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1. Migrazioni: superare i conflitti cogliendo le opportunità   versione testuale
 
È un dato incontrovertibile che le migrazioni rappresentano uno tra i fenomeni sociali più rilevanti dell’epoca in cui viviamo. È un evento strutturale della storia umana. La migrazione, infatti, ha da sempre costituito la risposta a situazioni di crisi insostenibili: povertà, fame, guerre, disuguaglianze, instabilità politico-istituzionali e ultimamente anche cambiamenti climatici sono le cause maggiori, che spesso si sovrappongono e rendono impossibile la sopravvivenza.
 
Come tutti i fenomeni umani, non vi può essere una visione univoca sulle migrazioni. Gli effetti positivi o negativi delle migrazioni, infatti, dipendono perlopiù dalle risposte della politica e della società. Sono diverse le difficoltà sociali inerenti all’assorbimento della varietà culturale, in quanto diversità e conflitti sono elementi incomprimibili della natura umana, ma la diffidenza verso ciò che è ‘diverso’ non deve privarci della nostra umanità.
 
In questo senso non sono risposte condivisibili quelle che seguono le attuali scie mediatiche e politiche in quanto lesive della dignità umana, né tantomeno lo sono quelle espresse da un’accoglienza astratta, contrassegnate da un approccio emergenziale piuttosto che da un approccio umano e sostenibile. Una società sostenibile è una società inclusiva e integrata. Le Nazioni Unite nell’Agenda 2030 hanno riconosciuto il ruolo dei migranti nello sviluppo globale affermando nella Dichiarazione: “Riconosciamo il contributo positivo dei migranti ad una crescita inclusiva e ad uno sviluppo sostenibile. Inoltre, riconosciamo che la migrazione internazionale è una realtà multidimensionale di grandissima rilevanza per lo sviluppo dei paesi d’origine, di transito e di destinazione, che richiede risposte coerenti e comprensive. Lavoreremo insieme a livello internazionale per garantire flussi migratori sicuri, regolari e ordinati, secondo il pieno rispetto dei diritti umani e il trattamento umano dei migranti…”.  Occorre, dunque, attuare “un’etica del futuro” in cui inclusione e integrazione di una pluralità di visioni e conoscenze possono offrire molteplici opportunità per un mondo migliore.