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Brevi estratti da "Tu non uccidere"   versione testuale
Da "Tu non uccidere" di don Primo Mazzolari

50 anni di nonviolenza

 
} Cristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente, perché Dio ha comandato: «Tu non uccidere» (e «Tu non uccidere», per quanto ci si arzigogoli sopra, vuol dire: «Tu non uccidere»); e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; sì che l'uccisione dell'uomo è a un tempo omicidio perché uccide l'uomo; suicidio perché svena quei corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l'uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di «esecuzione di effigie» l'immagine e la somiglianza di Dio, l'equivalenza del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, della divinità.

 
} L'antica profezia, che prepara il Vangelo, raccoglie e potenzia un'ansia di pace. Il più puro messianismo ebraico, come quello ellenico di Teocrito e quello romano di Virgilio, preannunzia un ordine nuovo in cui regneranno giustizia e pace per tutti e ci sarà pane per i poveri.
«Opus justitiae pax!». Così realisticamente la pace è vista dal profeta Isaia (32,17), non come un sogno narcissico, ma come un prodotto della giustizia. Il Messia sarà il pacificatore, colui che sopprimerà il muro di divisione tra il popolo eletto e i popoli reprobi, il riconciliatore. «E sarà chiamato col nome di principe della pace: il suo impero crescerà, e la pace non avrà più fine» (9,6).
E Michea precisa: «Egli sarà arbitro tra molti popoli, e imporrà leggi a potenti e remote nazioni. E trasformeranno le loro zappe in vomeri, e le loro aste in zappe; e non impugneranno più, popolo contro popolo, le armi, e non si addestreranno più a maneggiare le armi» (4,3).
Con questa visione e con queste aspirazioni, i profeti chiedono al Signore: «Disperdi le nazioni che vogliono la guerra» (Salmo 67).

 
} E Cristo venne: e sulla sua culla, nella notte dei tempi, gli angeli cantarono: «Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini». Quel che è la gloria per Dio in cielo, è la pace per gli uomini in terra: la pace è la gloria degli uomini; la gloria è la pace di Dio.
«Cristo è la nostra pace...», venuto «a recare il buon annunzio di pace», dice san Paolo ai romani, gente di guerra. La sua rivoluzione è la scoperta del fratello, fatta con la carità; e frutto della carità è la pace. La sua legge è il perdono: e il perdono tronca gli impulsi di guerra. La guerra denuncia, in chi la promuove, un ateismo effettivo, una ribellione a Dio.
Una delle beatitudini evangeliche suona: «Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio». I pacifici sono i facitori di pace: ché la pace si fa, si produce. Il cristiano è un produttore di pace, che ricostruisce indefinitamente nel tessuto dei secoli: e cioè ricostituisce senza tregua la vita, facendo «guerra alla guerra» come dice Pio XII, per combattere il suo nemico, che è la morte. I facitori di pace saranno figli di Dio. I facitori di guerra saranno figli di Satana, che le Scritture chiamano «omicida».
Dove vale il Vangelo, regna la pace, negli individui e nelle nazioni; dove si scatena la guerra, il Vangelo è violato, anche se teologi pavidi o ingenui o prezzolati abbiano sfigurato talora le parole di Cristo per legittimare il carnaio.

 
} La non-violenza non va confusa con la non-resistenza.
Non-violenza è come dire: «no» alla violenza.
È un rifiuto attivo del male, non un'accettazione passiva. La pigrizia, l'indifferenza, la neutralità non trovano posto nella non-violenza, dato che alla violenza non dicono né sì né no.
La non-violenza si manifesta nell'impegnarsi a fondo.
La non-violenza può dire con Gesù: «Non sono venuto a portare la pace ma la spada».

 
} Ogni violento presume di essere un coraggioso, ma la maggior parte dei violenti sono dei vili. Il nonviolento, invece, nel suo rifiuto a difendersi è sempre un coraggioso.
Lo scaltro, che adula il tiranno per trarne profitto e protezione, o per tendergli una trappola, non rifiuta la violenza bensì gioca con essa al più furbo.
La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento.
La non-violenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dell'uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico.

 
} Gesù ha annunciato con insistenza e precisione la regola della non-violenza: «A chi ti percuote la guancia destra porgi la sinistra: a chi ti muoverà lite per toglierti la tunica lascia anche il mantello; se alcuno ti obbligherà a correre per un miglio seguilo per due» (Matteo 5,40-41).

 
} La dominazione comunista è crudele, straniera, pagana.
Lo sappiamo. Ma anche quelli che governano il paese dove nacque Gesù erano stranieri, crudeli, pagani: pensate alle migliaia di fanciulli che in Giudea furono sgozzati, d'ordine di Erode, appena nato Gesù.
La dominazione era crudele. Più ancora forse della dominazione comunista, ma Gesù non si è rivoltato, si è completamente sottomesso alla forza.

 
} La non-violenza assume un valore umano inestimabile solo quando diventa resistenza al male sul piano spirituale.
Lo spirito di pace e di giustizia, lo spirito di verità e di giustizia sono un unico e medesimo spirito.
Quindi, anche per un uomo di pace, il reale non solo è male, ma ancora più concretamente male, perché, oltre il momento dottrinale, esso intacca l'uomo reale, rendendogli difficile il vivere e il convivere.

 
} E allora la sua resistenza assunte immediatamente questi aspetti incomprensibili:
dichiarazione di condanna del male;
opposizione al male, non agli uomini che lo commettono;
disposizione a pagare, e non a far pagare la nostra condanna e la nostra opposizione al male.

 
} Spesso, più che al male, ci si oppone agli uomini che fanno il male, i quali sono degli infelici ancor prima di essere dei colpevoli. Ma chi è puro e veramente caritatevole nelle intenzioni e nei moventi delle proprie azioni?

 
} Il non-violento rifiuta di portarsi sul piano del violento, costringendo piuttosto questi a salire sul suo e a combattere con la forza l'idea.

 
} La rotta del realismo politico incomincia quando il violento è obbligato a scoprirsi qual è, ed è allora che si butta massicciamente e da persecutore contro lo spirito.
Tale comportamento fa cadere la maschera idealistica dell'egoismo, che è il vero movente di ogni violenza,
Una volta caduta la maschera, la vittoria dello spirito albeggia, sia pure lontana.

 
} La non-violenza è la cosa più nuova e la più antica; la più tradizionale e la più sovversiva; la più santa e la più umile; la più sottile e difficile e la più semplice, la più dolce e la più esigente; la più audace e la più savia, la più profonda e la più ingenua.
Concilia i contrari nel principio; e perciò riconcilia gli uomini nella pratica.

1955