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Indonesia   versione testuale
Caritas Italiana collabora da moltissimi anni con Karina/Caritas Indonesia durante le numerose emergenze naturali che colpiscono ogni anno il paese (alluvioni, terremoti, incendi), ma anche in molti progetti di sviluppo per il rafforzamento della resilienza delle comunità locali. Nel corso degli anni più di una cinquantina di progetti sono stati realizzati da Caritas Italiana insieme a molte Caritas diocesane locali indonesiane (sull’isola di Nias e a Banda Aceh nella zona di Sumatra, a Yogyakarta sull’isola di Giava, nel Kalimantan, a Papua, nel Sulawesi) e a varie Ong indonesiane.
 
Caritas Italiana vede inoltre da anni una presenza di suoi operatori nell'arcipelago indonesiano al fianco di Karina/Caritas Indonesia. Attualmente sono presenti presso Caritas Sibolga sull'isola di Nias anche due volontari in servizio civile della rete “caschi bianchi”, impegnati nel prosieguo di progetti avviati negli anni scorsi, sempre grazie alla presenza di giovani in servizio civile. Inoltre, alcune Caritas diocesane italiane collaborano con Caritas Italiana e le Caritas dell’Indonesia anche attraverso esperienze estive di volontariato per giovani, oltre al sostegno di alcune attività di formazione per i contadini nell’isola di Flores, nella zona centrale dell’Indonesia, ad est dell’isola di Bali.
 
L'impegno più recente riguarda il terremoto di magnitudo 7.0 che domenica 5 agosto 2018 ha colpito il nord dell'isola di Lombok, dopo un precedente sisma che aveva già danneggiato l'arcipelago indonesiano il 29 luglio con un sisma del 6.4. L'Indonesia è ad alta intensità di terremoti perché si trova sul cosiddetto "Anello di Fuoco", la faglia che corre tutt'intorno all'Oceano Pacifico di cui fanno parte oltre la metà dei vulcani attivi nel mondo sul livello del mare.
 
Dopo la nuova emergenza tsunami del 22 dicembre, Caritas si è ancora una volta attivata per rispondere alle necessità immediate.
 
Caritas Italiana in Indonesia
Caritas Italiana ha rafforzato il suo supporto a Karina/Caritas Indonesia a seguito dello tsunami del 26 dicembre 2004 che ha rovinosamente colpito il paese con oltre 130 mila morti. Da quel momento operatori italiani si sono alternati per coordinare i diversi interventi e appoggiare la crescita e lo sviluppo delle Caritas indonesiane. Successivamente molte altre calamità hanno colpito l’arcipelago indonesiano, tra cui il terremoto del marzo 2005 sull'isola di Nias e il terremoto che ha colpito Yogyakarta sull’isola di Giava nel 2006 con piu’ di 2.600 morti. Caritas Italiana ha anche aiutato nel 2010 per il terremoto nelle isole Mentawai, l’eruzione del vulcano Merapi (vicino a Yogyakarta) e il susseguente terremoto del 2012 e dell'aprile 2013. I progetti ancora in corso vengono seguiti con visite e incontri frequenti più volte l'anno. In particolare, soprattutto negli ultimi anni, oltre al sostegno di molti progetti in favore delle fasce più vulnerabili della popolazione in molte zone dell’Indonesia, si è svolta un’opera di accompagnamento della giovane Caritas locale sia a livello nazionale, sia a livello diocesano. L’obiettivo è quello di sostenere le Caritas diocesane a lavorare per aiutare “i più poveri tra i poveri” in un’ottica crescente di coinvolgimento delle comunità di base.
 
Accompagnamento di Caritas Sibolga sull’isola di Nias (parte occidentale dell’arcipelago indonesiano).
Dopo i primi anni di ricostruzione post-tsunami e terremoto, dal 2009 la Caritas di Sibolga ha cominciato a focalizzare la sua attenzione sullo sviluppo, con diversi interventi nei seguenti settori:
• sociale e della disabilità;
• uguaglianza uomo-donna;
• sviluppo comunitario;
• educazione e istruzione;
• salute e sicurezza alimentare;
• riduzione dei rischi legati ai disastri naturali;
• sostegno alle attività di contadini e giovani.
Attualmente un progetto ancora attivo è quello del sostegno del Centro Caritas per la formazione professionale dei giovani con corsi di parrucchiere ed estetista, computer e sartoria. Si aggiunge anche il progetto di assistenza domiciliare per i dsabili e le loro famiglie sull'isola di Nias.
 
Accompagnamento di Karina, la Caritas nazionale indonesiana
A partire dal 2008 è cominciata la collaborazione con Karina, che, nel corso del 2010 e poi del 2011, si è progressivamente rafforzata e allargata, sino alla presenza fissa degli operatori di Caritas Italiana negli uffici a Jakarta, la capitale del Paese. In particolare, Caritas Italiana è impegnata a sostenere Karina nella costituzione della rete delle 37 Caritas diocesane, nel miglioramento del sistema finanziario interno e nella pianificazione strategica per i prossimi anni. Caritas Italiana, inoltre, ha sostenuto anche a livello nazionale un programma di riduzione dei rischi legati ai disastri naturali.
 
Altri progetti in Indonesia
Tra gli altri progetti che sono stati sostenuti nel passato, è importante citare quelli nella zona di Banda Aceh (est Indonesia), sull’isola di Giava e sull’isola di Sumatra, nei settori della ricostruzione e sviluppo, in gran parte derivati da emergenze naturali (terremoti, eruzioni vulcaniche, alluvioni, frane, …), molto frequenti in Indonesia.
 
Il Paese
Più di 17mila isole sparse su un’area di circa 5100 km di latitudine e 1800 km di longitudine compongono questa popolosa nazione, dove oggi vivono più di 260 milioni di persone. Le isole abitate sono circa 7mila. L’intero arcipelago si estende lungo una delle faglie tettoniche più attive al mondo, tra le placche pacifica, australiana e eurasiatica, la cui principale conseguenza è la presenza di circa 150 vulcani attivi in territorio indonesiano. Lungo tale faglia è avvenuta, peraltro, l’eruzione più potente e violenta registrata dall’uomo dai tempi antichi, quella del vulcano Krakatau del 1883. La metà degli indonesiani vive nella brulicante isola di Giava, che ospita anche la capitale dello stato. Riguardo i suoi abitanti, l’Indonesia è un paese multietnico la cui maggioranza degli abitanti è di religione musulmana. Importante snodo di commerci già a partire dal VII Secolo D.C, in Indonesia fiorirono una serie di civiltà che hanno lasciato imponenti opere che sono arrivate sino ai giorni nostri come il Borobudur e il Prambanan (isola di Giava). Gli olandesi vi iniziarono il loro dominio coloniale nel 1619, dopo la conquista di Jakarta, che fu rinominata Batavia. Gli indonesiani dovettero subire anche la dominazione giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale e videro riconosciuta definitivamente la loro indipendenza solo nel 1949, dopo tumultuose vicende con gli olandesi, restii ad abbandonare il Paese. Dall'indipendenza la scena politica è stata dominata da due figure, entrambe guidarono il paese verso l'autoritarismo: Sukarno, leader emerso nella lotta per la liberazione del paese, e Suharto, al potere dal1968 al 1998, appoggiato dal governo americano. Dopo qualche mese movimentato in Indonesia si tornò a votare e da quel momento si son succeduti vari presidenti. Nel luglio 2014 si sono svolte le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Joko Widodo (Jokowi) che è riuscito a catalizzare i voti di molti cittadini che volevano un cambiamento radicale della politica dello Stato a favore di chi è più indietro. Jokowi, già piccolo imprenditore del mobile, sindaco di Solo e di Jakarta, incarna questo spirito di affrancamento dalle classiche elite che hanno controllato la politica indonesiana per tanti anni. Nel 2015 vengono eseguite una serie di condanne a morte anche di cittadini stranieri in linea con la forte azione antidroga attuata dal paese. Recentemente, assistiamo a quella che molti commentatori considerano una prova di tolleranza religiosa in Indonesia. Il governatore uscente di Jakarta, capitale del paese, Basuki "Ahok" Tjahaja Purnama, che si era ricandidato alle elezioni del 2017, è stato messo sotto accusa per blasfemia. Ahok era diventato governatore nel 2014, con la promessa di ripulire la capitale e di combattere la corruzione, appartiene alla minoranza cinese ed è di religione cristiana. I fatti risalgono a una discorso tenuto a settembre 2016 durante la campagna elettorale, in cui Ahok avrebbe fatto un commento sul fatto che i suoi oppositori politici avevano esortato i musulmani a votare per un candidato musulmano, altrimenti avrebbero violato il Corano. Al momento, Ahok si trova in carcere, per scontare una condanna a due anni, decisione contro la quale ha già annunciato che farà ricorso.
 

Per ulteriori informazioni
Ufficio Asia e Oceania (Area Internazionale), asiaoceania@caritas.it 
 
Come contribuire
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