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«Impara la tua direzione da gente che non ti somiglia»   versione testuale
(dalla canzone "Il viaggiatore" dei Mercanti di liquore)

Dal Guatemala: casco bianco Francesca Lupo

Mi confronto quotidianamente con un gruppo di patojas y patojos,
di ragazzi e ragazze...  (Francesca)
 

Festa al Centro educativo Cpr,
Santa Rita, Petén

Torneo di calcio per
la festa del Centro

Ballo durante la festa

 
 
Mai nella mia vita avrei pensato di ritrovarmi a fare ciò che da più di un mese occupa le mie giornate: l’educatrice. Quando scelsi di studiare Giurisprudenza (sono già passati dieci anni), mi ripetevano che avrei avuto tutte le porte aperte: «Persino l’insegnamento nelle scuole e all’università», così mi dicevano... e la mia risposta era sempre la stessa: «No, l’insegnamento non è per me!».

Invece, dal 17 gennaio mi confronto quotidianamente con un gruppo di patojas y patojos, di ragazzi e ragazze, i miei educandi. La cosa più incredibile è che lo spazio in cui questa esperienza si realizza è la Cpr. Vi chiederete cosa è la Cpr? «È una Comunità di Popolazione in Resistenza - come spiega Rigoberta Menchú Tum, premio Nobel per la Pace 1992, in un suo saggio - che ha rappresentato durante il conflitto armato una sfida all’odine stabilito, alla violenza di fatto, al terrorismo dello Stato. È un gruppo di persone che si organizzò per respingere ciò che i carnefici rappresentavano: la morte, la violenza, l’umiliazione e la mancanza di umanità. E fu perseguitato per questo, per aver sconfitto la morte e per aver raccontato la propria storia, che è del popolo del Guatemala, una storia che parla di lotta per la giustizia, per la pace, per la dignità e per migliori condizioni di vita. La Cpr rappresenta un coraggioso esempio di organizzazione comunitaria e di un’esistenza pacifica ed in armonia con la natura. È la coscienza viva di un popolo discendente da una delle civiltà più grandi e spirituali dell’umanità, segnata dalla repressione e dalla sofferenza».

Questa è l’origine e la storia della comunità dove vivo e dove ogni giorno imparo a relazionarmi con i giovani con passione, timore ed attenzione. Questa è la comunità dove nel Centro Educativo "Esmeralda" mi ritrovo a studiare inglese attraverso lo spagnolo con 39 ragazzi e ragazze divisi in due gradi: primero e segundo basico. Perché? Perché la Cpr ha compreso che oggi l’educazione rappresenta la chiave per costruire un uomo migliore nella società moderna. Per questo motivo, insieme ad un’altra comunità, "Cooperativa Nuevo Horizonte" nel municipio di Santa Ana, Petén, sta portando avanti, con il nostro appoggio, il progetto della Scuola Popolare. Siamo passati dalla fase di studio a quella esecutiva, dalla teoria alla pratica: ciò che per gli adulti delle due comunità era un sogno irrealizzabile si sta concretizzando, sta prendendo forma contro ogni previsione, un po' come per me l’insegnamento. I miei educandi non hanno libri e quando facciamo educazione fisica molti non hanno le scarpe, hanno i piedi sporchi di fango, ma corrono su un erba verde smeraldo e si rinfrescano sotto l’ombra di un arancio in fiore o sotto le grandi foglie di un banano.

Ogni pomeriggio, dopo la consueta partitella di pallone o pallavolo, arrivano nella casina che la comunità mi ha assegnato, e che è la loro casa, per prendere i quaderni con i compiti corretti e si fermano un po' a chiacchierare. I loro sguardi inizialmente mi scrutavano timidi e curiosi, ora sono furbi, scaltri e ad ogni loro battuta cercano la complicità del mio sguardo, accompagnato da un sorriso rassicurante, quello di chi sta al gioco. I miei educandi provano a "fregarmi" e allora ci encabronamos, ci arrabbiamo e... quanto è difficile riconquistarli! Una sincera platica, chiacchierata, e un fraterno abbraccio, sino ad ora sono stati efficaci.

I miei educandi lo scorso 18 febbraio mi hanno invitata alla festa per l’anniversario del Centro educativo. Abbiamo ballato nel Salone della comunità, si balla rigorosamente in coppia e il patojo invita la patoja. Immaginatevi cosa è successo quando ho preso per mano uno di loro e l’ho portato in pista!

A casa loro la mattina si mangia Frijoles, arroz y tortillas, fagioli riso e una specie di piadina a base di mais; a casa mia Café, leche y pandulce, caffè, latte e dolce. Io mangio las torilllas e loro mangiano gli "espaghetti" e quanto ci piacciono! Io vado a scuola insieme a loro...

Siamo convinti che tutto ciò sia possibile perché siamo uniti dalla stessa idea: accompagnarci in quest'avventura, e, attraverso il confronto e la condivisione, conoscerci, crescere ed imparare l’uno dall’altro a convivere in armonia.
 
Marzo 2006