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Mercoledì 25 Dicembre 2013
20/01/2014 - Scontri in Sud Sudan: i leader cristiani rinnovano con forza l'appello alla pacificazione. Gli aiuti Caritas   versione testuale
 
“Abominio!”. Così i leader delle principali confessioni cristiane tra cui anche la Chiesa Cattolica hanno definito le violenze che si stanno perpetrando in Sud Sudan, in un nuovo, accorato, appello alla pace (vai al testo in inglese .pdf).
 
Le notizie sono sempre più allarmanti dopo la crisi politica sfociata in feroci scontri armati a partire da metà dicembre nel più giovane stato africano nato a luglio 2011 da un referendum per l’indipendenza dal Sudan seguito a due decenni di guerra civile.
Il numero delle vittime rimane imprecisato, ma le stime sono dell’ordine delle migliaia. Le violenze iniziate nella capitale si sono estese ad altre zone, in particolare più a nord nella città di Bentiu, Bor e Malakal dove si  sono registrati gli scontri più intensi. Sono 400.000 gli sfollati interni ed oltre 80.000 i rifugiati nei paesi limitrofi. La città di Bor è stata incendiata ed è completamente distrutta.
 
L’appello dei rappresentanti delle Chiese Cristiane chiede alle parti in conflitto la cessazione immediata delle ostilità, consentendo la creazione di corridoi umanitari. Forte la denuncia della strumentalizzazione del conflitto politico come etnico “Dio ci ha creato membri di diverse comunità etniche ma i capi politici usano le rispettive identità etniche per seminare l’odio e dividere la popolazione. Occorre resistere con ogni mezzo a questa tendenza”.
 
Caritas Italiana, impegnata da anni nel paese anche con la presenza di proprio personale, si unisce all'appello per la pace delle chiese in Sud Sudan ed è in costante contatto con la Caritas ed altre organizzazioni della chiesa per sostenere gli interventi di aiuto alla popolazione. In particolare Caritas Sud Sudan  si è immediatamente attivata per assistere con viveri circa 5.000 persone accampate nella cattedrale a Juba ed ha lanciato un piano di intervento di 3 mesi per sostenere la popolazione sfollata in diverse aree del paese: Juba, Central Equatoria, Awerial, Lakes State, Malakal & Maban nell’Alto Nilo.
 
Complessivamente l’intervento Caritas, definito in coordinamento con altre agenzie umanitarie,  è destinato a circa 50.000 persone sfollate in risposta a bisogni primari quali:
- accesso a all’acqua e ai servizi igienici: fornitura di acqua potabile e di kit per la disinfezione, costruzione di latrine e docce, ecc;
- prodotti e attrezzature di prima necessità: coperte, zanzariere, utensili per la cucina ecc;
- sanità: fornitura di medicinali e attrezzatura medica di emergenza;
- sostegno psicologico, in modo particolare ai minori.